Una nave da 120.000 ore di lavoro nella tempesta del COVID19

Il 23 febbraio 2020, domenica, stavo rientrando da una giornata di formazione spesa con alcuni colleghi in centro Italia, non potevo credere a quanto arrivava dalla Radio in relazione alla improvvisa impennata di casi di Covid e alla imminente chiusura in lockdown della prima area in Europa nel lodigiano.

Nelle successive ore serali guardai il software di controllo di gestione della azienda per capire quale sarebbe stato il punto di rottura dei nostri conti (ovvero quanto fatturato avremmo potuto perdere e per quanto tempo), poi inviai una schietta email a tutti i colleghi riguardo al fatto di prepararsi al peggio, ed infine prenotai un viaggio last second ai Caraibi per farmi una settimana di vacanza per riflettere prima di quello che certamente sarebbe diventato (così pensavo e così avvenne) un pesante lock-down.

Il brand Deodato è nato nel 2001 con il primo sito www.deodato.com, diciannove anni fa quindi, è poi stato fatto confluire in quella che è oggi una delle più importanti (in termini di fatturato e penetrazione del mercato) realtà private per l'arte contemporanea in Italia.

Nei mesi di marzo e aprile 2020, con aziende chiuse, i nostri siti hanno venduto circa 350 opere, con uno scontrino medio contenuto, ma registrando oltre il 50% di nuovi clienti. Certo ad aprile 2020 abbiamo fatturato meno del 50% rispetto all'anno precedente, ma abbastanza per essere soddisfatti e non usare tutti gli incentivi che il governo aveva preparato (ringraziamo la comunità per quelli ricevuti).
Abbiamo anche avuto il tempo di lanciare una campagna che ha prodotto una assegno di 23.800 euro a vantaggio di associazioni benefiche per il Covid (ringraziamo i nostri generosi e pronti clienti).

Maggio e giugno abbiamo registrato un fatturato superiore, nei rispettivi mesi, rispetto al 2019, mentre un leggero calo si registra dal mese di luglio e agosto.

Nel frattempo il 2019 ha visto una chiusura di Bilancio con un fatturato che sfiora in Italia i 4 milioni di euro, utili per 400.000 e l'orgoglio di aver contribuito ad aumentare PIL, occupazione e contribuzione in termini di tasse che vanno alla comunità intera.

Il 2020 ha visto la Deodato effettuare acquisizioni, come la galleria Wunderkammern ed altre realtà in via di definizione, con investimenti totali pianificati per oltre 500.000 euro in “merge and acquisitions”.

Inoltre durante i mesi del Covid, in pieno lockdown, sono stati perfezionati accordi per ottenere un'esclusiva territoriale di artisti rilevanti, come Jeff Koons, Kracov, oppure Obey (attraverso Wunderkammern) e rafforzato il posizionamento per Banksy.

Sempre durante il lockdown è stata progettata l'apertura di Deodato.be, la nostra consociata a Bruxelles, che vedrà aprire i battenti a fine settembre. E sempre durante il lockdown tutti gli informatici del gruppo sono stati messi sotto a lavorare su la più potente piattaforma di VR mai concepita per l'arte contemporanea, Lieu.city.

Gli investimenti totali oltrepassano il milione di euro, non male visto che questa avventura della galleria è iniziata assolutamente per gioco qualche lustro fa con un capitale irrisorio, ma sia inteso con tanta voglia di fare.

Il mercato dell’arte è un mercato piccolo, proprio per questo è facile navigarlo, influenzarlo e interagire in modo da vedere buoni risultati o fallimenti in tempi piuttosto veloci. Come ho sempre detto: è un mercato che non richiede di essere scienziati e neppure troppo intelligenti.

A mio avviso, al fine di emergere come operatore di successo, questo mercato richiede solo due cose: la prima è dedizione al lavoro e la seconda è amore per l’arte, aggiungerei con una forte componente di disinteresse. E vi spiego perchè.

Il sito Deodato.com è un sito web che ha alle spalle un monte di lavoro pari a 120.000 ore uomo, 68 anni di una persona (stimabile in oltre 2,5 milioni di costo). Ciò significa che per replicarlo serve il lavoro di sette persone che ininterrottamente lavorino per 10 anni, cui si aggiunge tutto il lavoro di processo, vendita, contabilità, spedizioni eccetera, 68 anni solo per fare il sito e ciò che gli sta intorno in termini software e di contenuto.

Il disinteresse invece richiede la forza di ricordarsi che l’arte si può acquistare, ma non si può vendere, come a me piace dire: “io non vendo opere, regalo storie”.

Deodato.com oggi è una imbarcazione ben equipaggiata, sempre da migliorare, ma ha dimostrato di poter navigare anche in una tempesta come quella che ci ha investiti tutti.

- Deodato Salafia