Kaikai Kiki: cosa è davvero successo alla Factory di Murakami

Erede di Andy Warhol e della sua Pop Art, Takashi Murakami si ispira alla cultura di massa e mediale, in particolare a personaggi dell’universo manga e anime nipponico uniti a spunti occidentali.

Padre dello stile Superflat, Murakami è anche il fondatore della Kaikai Kiki, l’organizzazione che oltre ad essere una galleria d’arte rappresenta una vera e propria “factory” (sul modello di quella di Andy Warhol) che porta avanti svariate iniziative finanziando e supportando i numerosi artisti che sono parte del progetto.

È indubbio che il Covid-19 abbia causato gravi perdite economiche al mondo dell’arte e Takashi Murakami e la sua Kaikai Kiki pare abbiano patito duramente la crisi.

Nonostante ciò è opportuno specificare che non si è trattato di una bancarotta o di un fallimento dell’artista, il quale continua ad essere attivo e le quotazioni delle sue opere sono in continua ascesa. A seguire alcuni chiarimenti sulla crisi e sulle dichiarazioni dell’artista.

La crisi economica e il film annullato

Nell’estate 2020, Takashi Murakami ha pubblicato sul suo profilo Instagram ufficiale un toccante video di 15 minuti in cui spiegava la crisi economica che stava vivendo e come il Covid-19 lo abbia costretto a interrompere un suo progetto in particolare.

Takashi Murakami - Jellyfish Eyes - 2013La dichiarazione principale dell’artista è stata infatti l’interruzione del film diretto dallo stesso Takashi Murakami “Jellyfish Eyes Part 2: Mahashankh”, film sequel del primo capitolo diretto anch’esso da Murakami e uscito in Giappone nel 2013. Pellicola fantasy sci-fi, il film mette in scena creature fantastiche ispirate all’immaginazione infantile e attori in carne ed ossa in un avanguardistico esperimento di computer grafica.

Nella clip pubblicata su Instagram, Murakami svela il suo profondo dispiacere nell’aver dovuto abbandonare il progetto del sequel. Un film su cui Murakami era al lavoro da ben nove anni e che, citando l’artista, “doveva realizzare i sogni dell’infanzia”, ma messo da parte proprio per l’altissimo budget richiesto. A seguire l’annuncio di un “documentario” pubblicato nei mesi successivi su Instagram in 12 episodi, mostrando i dietro le quinte e le fasi della progettazione dei due capitoli del film. Una dura perdita per l’artista e per il suo pubblico che a causa del Covid-19 e della crisi economica dovrà rinunciare a questo promettente esperimento di uno degli artisti contemporanei più di successo di sempre.

Nonostante la rinuncia e nonostante il parziale ridimensionamento della Kaikai Kiki, Takashi Murakami non si è arreso e non si arrenderà alla crisi e continua ad investire in progetti e collaborazioni in tutto il mondo, in linea con la sua idea di un’arte che racconti la cultura mediale e di massa parlando a tutti e alle nuove generazioni soprattutto.