Da Street a Post-Street: Cosa è cambiato nella Street Art

Da Street a Post-Street: Cosa È Cambiato nell’Arte di Strada

Dal muralismo messicano a Banksy la Street Art è un movimento complesso quanto diversificato. Nel suo significato più ampio l’arte di strada ha origini antichissime, anzi si potrebbe quasi dire che è da sempre esistente: si pensi alle pitture rupestri o alle scritture murali nell’antica Roma. Nell’arte contemporanea la Street Art fa invece riferimento ad una precisa corrente artistica che nasce negli anni Settanta e Ottanta e segue proprie regole e un proprio sviluppo.

“Independent public art", "post-graffiti", "neo-graffiti" e “guerrilla art”: sono questi alcuni dei termini che con accezioni diverse indicano la Street Art. Se il concetto di graffiti/writing fa riferimento all’uso di soli marker e bombolette, il termine Street Art rende conto di un ampio ventaglio di tecniche, dalla bomboletta allo stencil, fino alla proiezione.

A seguire partiremo dalle origini di quella che oggi chiamiamo Street Art per comprendere meglio cosa oggi è cambiato e perché possiamo parlare della nascita di una Post-Street Art.

Le Origini

Keith Haring, Tuttomondo, 1989, PisaCome già accennato la Street Art ha origine, nella sua concezione moderna, negli anni Settanta e Ottanta. Parallelamente in America e in Europa una serie di artisti di formazione tradizionale comincia a realizzare le proprie opere sui muri delle strade senza un’autorizzazione, cercando un confronto diretto con il passante e spesso trasmettendo messaggi di protesta e denuncia sociale.

Jean Michael Basquiat e Keith Haring sono i più noti di questa prima fase ed entrambi risentono dell’influsso della Pop Art di Andy Warhol. Basquiat esprime una realtà multirazziale, di conflitto, dove vivono tormentate figure primitive in un’atmosfera mistica e tribale; Haring è invece autore degli iconici omini stilizzati che tutti conosciamo, in una visione gioiosa e colorata che non manca però di trattare temi politicamente e socialmente impegnati.

Scomparsi prematuramente sul finire degli anni Ottanta hanno gettato le basi per la Street Art successiva e sono tutt’ora un punto di riferimento per molti artisti. Se la loro tecnica prediligeva l’uso del pennello è dagli anni Ottanta che lo stencil è diventato un’icona dell’arte di strada. Blek Le Rat, artista francese, è tra i primi ad utilizzare questo medium, adoperato poi da numerosi altri street artist tra cui proprio Banksy, oggi il più noto a livello mondiale.

Dai Muri alla Tela: la Nascita della Post-Street Art

Se la caratteristica principale della Street Art era il suo collocarsi su muri cittadini è evidente come qualcosa oggi sia cambiato. Street artist tra i più celebri tra cui lo stesso Banksy, Mr. Brainwash, Invader e Obey ormai da anni sono passati dal muro alla tela o hanno preferito la collaborazione con istituzioni.

Sempre di più lo street artist del XXI secolo lavora in studio e le sue opere sono ora serigrafie, tele, sculture. È rappresentato da una galleria e i suoi lavori possono venire esposti in musei e istituzioni. Insomma, la Street Art sta iniziando sempre più a far parte del sistema, di quelle dinamiche di mercato e di collezionismo che dettano le regole nel mondo dell’arte.

Il termine Post-Street Art si riferisce perciò a un nuovo panorama in cui sono stati superati i limiti della vecchia street art e tra accettazione e museificazione questa unica forma artistica ha finalmente ottenuto l’attenzione che meritava.

Street Art Is Dead: Mr. Savethewall Decapita BanksyManifesto “Street Art without Street is ‘Just’ Art” di Mr. Savethewall

Mr. Savethewall, artista originario di Como, è sicuramente al centro del dibattito sulla Post-Street Art: il suo soprannome fa proprio riferimento al “salvare il muro” e sostiene l’anacronismo dei graffiti cittadini, spesso solo atto di vandalismo o imbrattamento di luoghi pubblici.

Nel 2019 con la mostra, non autorizzata, di Banksy al Mudec prende vita il manifesto di Mr. Savethewall “Street Art Is Dead”. Per l’occasione l’artista torna in strada: il Mudec per promuovere la mostra aveva affisso per la città locandine quasi del tutto bianche, invitando chiunque a personalizzarle. Ogni cartellone diventa un piccolo spazio di Street Art “legale”, ma Mr. Savethewall non ci sta.

Copre i manifesti con grafiche molto simili a quelle del museo, ma con su la rappresentazione del David di Caravaggio che decapita Banksy (simboleggiato dalla testa della scimmia, maschera iconica dello street artist inglese) e la frase “Street Art without Street is ‘just’ Art”.

Il messaggio di Mr. Savethewall è all’apparenza contraddittorio: la Street Art dal momento del suo riconoscimento istituzionale è morta. “Entrando nei musei cambiano le regole del gioco, le nuove regole sono quelle del sistema (dell’Arte, appunto)” citando le parole dell’artista.

Post-Street Art: Cosa Aspettarci?

Con la Post-Street Art è nato un qualcosa di nuovo che nei prossimi anni si definirà sempre più. I Post-Street Artist sono tutti quegli artisti che a partire da Mr. Brainwash in poi mantengono estetica e valori della Street Art ma senza rispettarne i vincoli più stretti: non operano più nell’illegalità, collaborano con le pubbliche amministrazioni, sono rappresentati da gallerie d’arte e fanno parte del sistema.

La museificazione della Street Art è ancora in divenire e possiamo solo immaginare quale sarà il futuro del movimento. L’iter di accettazione e istituzionalizzazione non è destinato a fermarsi e la necessità di uno spartiacque tra Street Art e Post Street Art si farà sempre più sentire. In continua evoluzione, la street art non è più solamente quella di Haring, ma si è ampliata, si è trasformata, adeguandosi ai tempi e alla società: non resta che seguirne gli sviluppi per comprendere cosa riserverà del suo significato originario e in che direzione cambierà.